Da alcuni anni, non so bene da quanti, si è diffuso nel mondo dei giochi di ruolo un vero e proprio movimento artistico, detto Old School Renaissance, solitamente riportato con l’acronimo OSR. Obiettivo di questo movimento è la ricerca di un gameplay che si avvicini il più possibile a quella che era l’esperienza di gioco tipica dei primissimi giochi di ruolo, e in particolare delle prime edizioni di Dungeons & Dragons. Questo, da una parte, significa che i designer che seguono questo movimento tendono a produrre giochi che riprendano il più possibile le meccaniche in questione, mediandole dall’altra parte con modifiche e scelte di design personali che spingano il gioco in una direzione da loro preferita, magari trovando un modo per venire meno agli inevitabili difetti che un gameplay vecchio di oltre trent’anni si porta dietro.
Il gioco più rappresentativo e noto di questa corrente è senza ombra di dubbio Lamentations of the Flame Princess, il gioco che sto per recensire. Desideroso di scoprire il punto di questa OSR, ho deciso di cominciare un percorso attraverso quest’ultima, prendendo come punto di partenza proprio LotFP.
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